Quasi due anni fa un’amica mi inviava via mail il link ad uno status pubblicato in un gruppo anonimo di mangiatori compulsivi, su un forum o su Facebook, questo poco importa: l’anonimato è una di quelle cose a cui nessuna persona che soffre di una forma di dipendenza rinuncia facilmente.
Parlava di un racconto di Carver, quello status.
Stamattina, in stazione a Milano, ho comprato una raccolta di racconti di Raymond Carver da leggere in treno. Apro il libro e comincio. Il primo racconto si chiama “Grasso” ed è la più bella cosa che abbia mai letto in vita mia sul mangiare compulsivo. E’ duro, come nello stile di Carver, anche disperato. Ma è cosi vero che ho ancora le lacrime agli occhi e il cuore in subbuglio per questa meraviglia. Cinque pagine che mi ricordano che l’arte, alle volte, se non e’ puro commercio, dialoga con la vita e la chiarisce. Di più, la migliora. Ringrazio Dio per questo incontro “casuale”. Ringrazio Carver per le lacrime che mi ha fatto versare. Mi sento un po’ più vivo, adesso.
Grasso è il primo dei ventidue racconti che compongono la raccolta Vuoi star zitta, per favore? – la prima raccolta di racconti che Carver pubblica, quella del successo, nel 1976.
E’ possibile leggere il racconto qui, se volete: ma perdere gli altri ventuno, ve lo dico, è un delitto.
(la foto là in alto è tratta da un numero del 2001 della rivista londinese Nova:
è collegata ad un articolo sul tema della percezione della propria immagine fisica
e di come tale percezione influenzi le decisioni più profonde.
Interessante, vero? Leggete anche qui, allora)
Grazie. Grazie per aver citato il mio blog e perché così ho scoperto questo racconto di Carver che non conoscevo. Grazie. Io e Dexter (la mia anima nera) te ne siamo grate 😉
Ciao Francesca,
Carver sapeva parlare a ogni persona.
Anche alle anime nere.